
Ogni 17 giugno si celebra la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità – Desertification and Drought Day – e alla siccità.
Il suo scopo è quello di far conoscere nuovi modi per prevenire la desertificazione, promuovere e sensibilizzare l’opinione pubblica sul degrado del suolo, l’approvvigionamento di cibo e acqua, la tutela ella biodiversità e la sicurezza delle popolazioni minacciate dalla desertificazione.
Ma che cos’è la desertificazione? In questo articolo analizzeremo il fenomeno partendo dalla sua definizione per poi passare in rassegna le cause, le conseguenze ed infine le soluzioni.
Desertificazione: che cos’è?
Con il termine “desertificazione” ci si riferisce ad un processo climatico-ambientale che coinvolge la superficie terrestre, caratterizzato dalla degradazione del suolo ed alla trasformazione delle aree verdi e floride in deserto, a causa di eventi naturali o attività umane.
Questo fenomeno è sempre esistito: è un processo intrinseco alla Terra, che colpisce tutti i continenti, anche se molto lento nella sua attuazione. Tuttavia, negli ultimi decenni, abbiamo assistito ad una accelerazione, a causa delle attività antropiche e al loro impatto.
Così come già accennato, la desertificazione colpisce tutti i continenti. Basti pensare che oltre il 70% delle zone attualmente abitate è a rischio desertificazione, ovviamente con livelli diversi a seconda del clima e della vicinanza all’equatore o ai tropici.
Le cause e le conseguenze
In generale, questo fenomeno dipenda da cause naturali quando si verificano determinate condizioni:
- Basso apporto idrico;
- Morfologia del terreno;
- Insieme e composizione vegetale;
- Ecosistemi molto fragili;
- Cause antropiche.
L’impatto negativo maggiore sul fenomeno è causato dalle attività umane. Tra le ragioni principali, si evidenziano:
- Agricoltura e allevamenti intensivi;
- Inquinamento;
- Cementificazione;
- Spreco delle risorse idriche;
- Incendi e deforestazione.
Ma quali sono le conseguenze? Il passaggio delle aree verdi al deserto, secondo molti studiosi, avrà delle ripercussioni che l’uomo dovrà gestire, come:
- Migrazioni climatiche: la scomparsa di aree fertili forzeranno milioni di persone a spostarsi in zone con più risorse, anche da un continente all’altro;
- Carestie: meno aree coltivabili avranno come conseguenza la riduzione della produzione agricola e quindi carestie;
- Precarietà sociale e guerre: la carenza di risorse e lo scarso accesso a cibo e acqua potabile potrebbe portare a vere e proprie guerre;
- Instabilità climatica: più aree desertiche significa anche minore capacità di assorbimento delle radiazioni solari, aumento delle temperature e crescita nelle emissioni climalteranti;
- Estinzioni: la scomparsa di molti habitat naturali causerà l’estinzione di molte specie animali e vegetali;
- Virus, malattie e fertilità: le temperature più elevate favoriranno la circolazione di virus sempre più letali, la popolazione sarà sempre più malata anche a causa della scarsa varietà alimentare e verrà anche colpita la riproduzione umana, con una minore fertilità.
Le soluzioni
Come possiamo contrastare questo fenomeno? E quanto tempo abbiamo per farlo?
Sono molte le azioni che possono essere intraprese per combattere questo fenomeno ed attuare uno stile di vita più sostenibile:
- Diminuzione delle emissioni di gas serra;
- Protezione e tutela dei bacini di acqua dolce;
- Riqualificazione delle aree cementificate con aree verdi;
- Protezione e salvaguardia dei terreni coltivati;
- Riduzione nel consumo di prodotti di origine animale, in favore di quelli biodegradabili e compostabili
Infine, il tempo che abbiamo a disposizione è davvero poco. Se non si invertiranno i ritmi dei cambiamenti climatici, già entro fine secolo, si rischia di perdere il 50% dei territori oggi coltivati.
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