
Uno studio dello University College di Londra ha dimostrato che il 60% della plastica compostabile non si decompone e quando viene riutilizzata inquina ancor di più l’ambiente.
Un’indagine su grande scala
Lo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Sustainability, aveva l’obiettivo di verificare la capacità del cittadino nell’identificare correttamente l’imballaggio come “compostabile in casa” e la sua capacità di riciclare correttamente questo tipo di imballaggi.
L’esperimento ha coinvolto 9.701 cittadini britannici geograficamente distribuiti in tutto il Regno Unito, con lo scopo di esaminare la loro capacità, opportunità e motivazione nel separare correttamente i rifiuti. Di questo gruppo, 1.648 cittadini hanno eseguito esperimenti di compostaggio domestico per testare le prestazioni ambientali delle plastiche compostabili.
I risultati
Dai risultati di questo esperimento è emerso che i partecipanti hanno trovato difficoltà nel comprendere correttamente il significato delle etichette delle plastiche compostabili e biodegradabili.
Basti pensare che il 14% degli imballaggi in plastica testati era certificato come “compostabile industriale” e il 46% non aveva alcuna certificazione che ne attestasse la compostabilità.
Inoltre, tra le plastiche biodegradabili e compostabili testate in diverse condizioni di compostaggio domestico, la maggior parte non si è completamente disintegrata, compreso il 60% di quelle certificate “compostabili in casa”.
Conseguenze nel prossimo futuro
La domanda di plastica compostabile sta crescendo sempre di più: dai sacchetti per i rifiuti organici, ai contenitori per alimenti, fino ai piatti, posate e bicchieri.
Il problema che lo studio britannico ha evidenziato è che il sistema di gestione dei rifiuti attuale non è in grado di gestire questo tipo di materiale e non esiste uno standard internazionale per la plastica domestica.
Le etichette confondono i consumatori che vengono illusi di operare secondo i principi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, ma in realtà non fanno altro che aumentare l’inquinamento.
Il compostaggio domestico si configura quindi come una pratica inefficace, per l’ambiguità delle etichette sui prodotti e la difficoltà dei consumatori nel comprenderle correttamente.
Cosa possiamo fare noi? Scegliere le alternative alla plastica
Carta riciclata proveniente dalle foreste sostenibili, legno e polpa di canna da zucchero (https://www.biogreengate.it/materiali-packagingcompostabile/) sono materiali di natura organica biodegradabili e compostabili che vengo utilizzati da molti anni per la produzione di sacchetti, contenitori per alimenti e stoviglie.
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