
Il nostro pianeta si sta adattando per smaltire la plastica. In particolare, ci stiamo riferendo ad alcune forme di vita come batteri e/o insetti che sono in grado di digerire e degradare i materiali plastici.
Navighiamo in un mare di plastica
L’inquinamento da plastica è considerato uno dei problemi più gravi del nostro presente storico. Le cause sono identificabili non solo negli ultimi decenni di produzione e consumo incontrollato, ma soprattutto nell’aver ignorato le conseguenze che avrebbe generato e l’impatto sul nostro pianeta.
Secondo i dati del WWF, sono 450 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno. Di queste, 8 milioni di tonnellate finiscono negli oceani, interessando e compromettendo l’habitat di più di 700 specie.
In questo contesto, la riduzione della produzione della plastica e lo sviluppo di tecnologie in grado di riciclarla e/o smaltirla saranno le sfide del prossimo futuro. Nell’attesa che ciò avvenga, il pianeta Terra sta reagendo grazie alla propria capacità di adattamento ed evolvendosi per far fronte a questo problema.
Come smaltire la plastica? La Terra ci dice come fare
Non è un caso che il nostro Pianeta stia correndo ai ripari, sviluppando soluzioni naturali per mezzo del proprio spirito di sopravvivenza.
Recentemente, sono stati scoperti diversi batteri e insetti che sono in grado di assimilare e smaltire la plastica, completamente.
Uno studio condotto dai ricercatori della Montana State University, in collaborazione con quella britannica di Portsmouth, ha scoperto all’interno nei batteri mangia-plastica un enzima, chiamato Tpado, in grado di digerire completamente e estrema efficienza il Pet.
Una ricerca dell’Università del Queensland ha indagato il “talento” dello Zophobas morio, coleottero che allo stato larvale mastica e digerisce polistirene. Chiamato anche “superverme”, perché è simile alla larva della farina, ma la supera in stazza, è ghiotto di polistirolo ed è in grado di nutrirsene. Vengono paragonati a piccoli impianti di riciclo, perché prima sminuzzano il rifiuto e poi lo danno in pasto ai batteri nel loro stomaco.
Un’altra soluzione è stata scoperta per puro caso da Federica Bertocchini – ricercatrice italiana del Cnr spagnolo. Il caso riguarda la larva Galleria mellonella, comunemente utilizzata dai pescatori, la quale è in grado di mangiare e degradare la plastica in tempi rapidissimi. Da un’analisi chimica più approfondita si potrà scoprire l’enzima o il batterio antiplastica nascosto nel sistema digestivo della larva.
Quali sono le applicazioni concrete?
Quando si parla di applicazioni concrete, non ci si sta progettando di costruire a vasche giganti con milioni di vermi che aspettano una cascata di plastica per nutrirsi. La soluzione è quella di replicare questi enzimi, farli crescere e velocizzare la loro capacità di smaltimento per poi inserirli in un impianto di riciclaggio.
La natura non aspetta l’essere umano e sta cercando soluzioni per risolvere i problemi causati dalle attività antropiche. Tuttavia, per dare il nostro contributo alla lotta all’inquinamento, nel nostro piccolo e nella nostra quotidianità, possiamo attuare una corretta raccolta differenziata e/o acquistare prodotti dal packaging biodegradabile e compostabile.
Fonti:
- La Repubblica;
- Il Fatto Quotidiano;
- ANSA
- WWF;
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