Plastiche monouso: l’Italia salva il bio

La SUP (Single Use Plastic) è una direttiva dell’Unione Europea entrata in vigore dal 3 luglio 2021 che vieta la produzione di alcuni prodotti in plastiche monouso (posate, piatti, cannucce, bastoncini cotonati, agitatori per bevande, aste per palloncini e contenitori per alimenti).
La normativa europea è stata un duro colpo per l’Italia che produce il il 66% di tutta la plastica biodegradabile d’Europa. Le aziende coinvolte nella Penisola sono 280 e portano un fatturato di 815 milioni di euro.
Dopo la battaglia condotta nei mesi scorsi per ottenere delle deroghe, il governo italiano si allinea alle limitazioni imposte dall’Europa alle plastiche monouso, ma lo fa inserendo due eccezioni, vale a dire la plastica biodegradabile e compostabile.
Le misure adottate
Il Consiglio dei ministri ha stabilito che la normativa:
- Non si applicherà ai rivestimenti con in plastica inferiori al 10% del peso totale;
- Esclude dalla messa al bando i prodotti in materiale biodegradabile e compostabile. I prodotti devono essere realizzati secondo gli standard europei, con percentuali di materia prima rinnovabile uguali o superiori al 40%, e, dal 1° gennaio 2024;
- Sarà possibile smaltire le giacenze e i residui di magazzino fino all’esaurimento delle scorte con data di produzione o acquisto precedente al decreto.
Una transizione guidata ed interventi di supporto
I ministeri della Transizione ecologica e dello Sviluppo economico, insieme a Regioni e province autonome stipuleranno accordi e contratti di programma con tutti i soggetti del comparto e con le associazioni di categoria per conseguire «una riduzione quantificabile» del consumo delle plastiche monouso.
A questo proposito, sono previste misure di sostegno (come crediti di imposta e incentivi per le imprese) e sanzioni inasprite per chi non rispetterà il decreto amministrativo volte ad accelerare la transizione verso un Italia “plastic free”.
Che cosa accadrà ora?
La sfida del governo italiano è quella di dover mettere a terra il provvedimento. La difficoltà sta nella genericità della direttiva UE. Infatti, questa lascia molti dubbi sul come applicare in concreto il taglio alla marea di prodotti in plastica monouso presenti sul mercato.
Fonte – Il Sole 24 Ore
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