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La fine della plastica monouso!

Pubblicato il 27 Dicembre 2021
rifiuti plastica

La fine del monouso in plastica. A partire dal 14 gennaio 2022, piatti e contenitori in plastica monouso non biodegradabile e non compostabile, non potranno più essere prodotti.

A stabilirlo è il decreto legislativo 196/21 pubblicato in Gazzetta Ufficiale che attua la direttiva europea della Commissione Europea 2019/904 anche chiamata “Sup” (Single use plastic), approvata in luglio 2021.

I punti chiave

Il decreto si applica a determinati tipi di prodotti:

  • Prodotti in plastica monouso, ovvero quelli realizzati interamente o parzialmente in plastica con l’unica eccezione dei prodotti in polimeri naturali non modificati chimicamente;
  • Prodotti in plastica oxo-degradabile, ovvero le materie plastiche contenenti additivi che con l’ossidazione arrivano a causare la frammentazione della materia plastica o la decomposizione chimica;
  • Attrezzi da pesca contenenti plastica.

L’elenco dei prodotti monouso in plastica vietati

Secondo l’art.5 del decreto, viene vietata l’immissione sul mercato dei prodotti plastiche usa e getta elencati:

  • Bastoncini cotonati;
  • Piatti;
  • Cannucce;
  • Agitatori per bevande;
  • Aste da attaccare a sostegno dei palloncini;
  • Contenitori per alimenti in polistirene espanso, vale a dire recipienti quali scatole con o senza coperchio, usati per alimenti che soddisfano determinati criteri;
  • Tazze o bicchieri per bevande in polistirene spanso e relativi tappi e coperchi.

La legge prevede che, fino all’esaurimento scorte, i prodotti in plastica potranno essere ancora venduti ed utilizzati.

Questo divieto, però, non si applica ai prodotti che hanno percentuali di materia prima rinnovabile non inferiore al 40%.

Credito di imposta e sanzioni

Con il provvedimento si intende anche riconoscere un credito di imposta di tre milioni di euro per l’anno (dal 2022 al 2024) per le aziende che acquistano prodotti alternativi alla plastica.

Mediante i sistemi di responsabilità estesa del produttore (Epr), i costi della sensibilizzazione e della gestione dei rifiuti sono a carico dei produttori dei beni dai quali questi derivano. Per i produttori che non aderiscono ai sistemi Epr, il rischio è quello di incorrere in sanzioni fino a 5 mila euro.

Mentre, per quanto riguarda l’immissione nel mercato di prodotti non a norma, la sanzione pecuniaria prevista va da 2.500 euro a 25.000 euro, “salvo che il fatto costituisca reato”.

 

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