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STOP DELL’UE ALLA PLASTICA MONOUSO

Pubblicato il 21 Giugno 2021
isola plastica oceano

Dal 3 luglio 2021, per la direttiva Ue 2019/904 la maggior parte dei prodotti monouso in plastica non potranno più essere realizzati, anche quelli biodegradabili.

LA NUOVA LEGGE EUROPEA

La Direttiva Europea 904 del 2019 è maturata in un clima di allarme ambientale, dove l’incapacità della gestione dello smaltimento dell’usa e getta è sfociata nel divieto di produzione di alcuni prodotti in plastica monouso.

A partire dal 3 luglio 2021 posate, piatti, cannucce, bastoncini cotonati, agitatori per bevande, aste per palloncini e contenitori per alimenti, non potranno più essere realizzati, anche quelli biodegradabili.

 

L’INQUINAMENTO DEI MARI E DEGLI OCEANI

 Perché siamo arrivati a tanto? Basti pensare che più di 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici finisce in mare ogni anno. Il 70% di questi si deposita sui fondali, mentre il 30% rimane in superficie aggregandosi e formando grandi isole di plastica.

Un esempio su tutti è il Pacific Trash Vortex, conosciuto anche come Great Pacific Garbage Patch: un isola composta principalmente da materiali plastici che iniziò a formarsi all’inizio degli anni ’70 ed ora grande quanto la penisola iberica.

Questo non è il solo caso. Esistono almeno altre cinque isole d’immondizia situate indicativamente nell’Oceano Indiano, nel Nord Atlantico, nel Sud Pacifico, nel Sud Atlantico e anche in Italia, nel Mar Mediterraneo, tra l’Isola d’Elba e la Corsica.

In questo modo i rifiuti marini uccidono tartarughe, delfini, balene e pesci di vario tipo, perché li ingoiano e non solo. Deteriorandosi la plastica si trasforma in particelle dette microplastiche: i piccoli esseri viventi marini tendono a nutrirsene scambiandole per plancton entrando nella catena alimentare, sino a raggiungere le nostre tavole.

 

LE BIOPLASTICHE E IL DURO COLPO ALL’ITALIA

L’Italia produce il 66% di tutta la plastica biodegradabile d’Europa. La bioplastica è un tipo di plastica che può essere biodegradabile e compostabile.

Sappiamo che la biodegradazione è un processo naturale che, secondo il tipo di materiale, può richiedere anche centinaia di anni.

Per la compostabilità delle plastiche bio esiste la normativa europea Uni EN 13432, che prevede la biodegradazione entro 90 giorni, possibile solamente negli impianti di compostaggio.

Il comportamento non sostenibile dei cittadini italiani, i quali non differenziano i rifiuti in maniera corretta, non ha lasciato scelta. La Commissione Europea deciso di risolvere il problema alla radice, vietandone l’utilizzo per alcuni prodotti.

Un duro colpo per l’Italia e le aziende coinvolte che sono 280 e che portano un fatturato annuo di 815 milioni di euro. La speranza di una proroga o una deroga è sparita il 7 giugno, quando le linee guida dell’agenda sono state pubblicate.

 

LE PROSSIME TAPPE

La sostituzione dei materiali, la modifica del comportamento di cittadini e aziende e ridurre il numero di plastica usa e getta, sono gli step che ci riguarderanno direttamente nel prossimo futuro.

Green Gate crede fermamente che pensare bio significhi impegnarsi nella tutela della vita sul nostro pianeta. Una produzione biodegradabile e certificata, nel pieno rispetto dell’ambiente.

L’obbiettivo è diventare un supporto consapevole per le necessità del presente e per le sfide del futuro riguardo ai temi ambientali, dove l’utilizzo di materie prime di origine naturale garantisce un ridotto impatto.

 

 

Fonte – Corriere della Sera

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